Nicla Morletti è una signora di una gentilezza disarmante, che non alza mai la voce. Se la scrittrice è colei che sciorina a voce spiegata pompose parole autocompiaciute, perdendosi spesso in un labirinto verbale di virtuosismi senza costrutto, disancorata alla realtà, Morletti non è scrittrice.
Nicla Morletti quando parla e quando scrive, perfino quando si veste, è persona sommessa, discreta, mai autoritaria e pretenziosa. Quando cammina, scivola leggera senza far rumore. Riversa l'anima nel discutere di politica, lucida, tenace, ma non grida per sopraffare l'interlocutore. Se la scrittrice sovente è un narciso desideroso di riflettersi, professionista dell'ostentazione, Nicla Morletti non è scrittrice. Ma se come sottolinea con forza Emily Dickinson in una sua poesia, il protagonismo esibizionista che imperversa ovunque, ma specie fra le scrittrici e le poetesse è "volgare - come una rana che ripete il suo nome - per tutto giugno - a stagno ammirato", allora la faccenda acquisisce un punto di vista ben diverso. E la poesia di Dickinson è un intervento evidente in questo libro La città delle rose (Foggia, Ed. Bastogi 2004). Come palese è l'influenza della letteratura rosa - una delle passioni che hanno segnato la vita della scrittrice - quasi un subtesto a conferire imprescindibile nitore e concisione alle pagine della Morletti.
Visto il personaggio, un tomo di centinaia di pagine sarebbe stato ideale a rappresentare l'attività di narratrice, che pure copre un arco quasi di un ventennio. Invece, questo snello libro coniuga felicemente 1'impegno di una donna/scrittrice, proiettata con una sua attenzione empatica e minuziosa, verso uno specchio dove non si affacciano frammenti, ma pagine dal valore universale e al tempo stesso personalissime.
Con La città delle rose - un ulteriore anello di un rosario narrativo fecondo e felice insieme - Nicla Morletti affonda la sua penna nella quotidianità spirituale del suo mondo, quasi in una cronaca spicciola di fatti, di avvenimenti che hanno colpito la sua sensibilità in modo travolgente: e ne sono nate impressioni di gioia, di un rifluire nell'anima di dolori antichi, e da un sentimento che sta tra la nostalgia e il rimorso. Ebbene, in un arco di alta spiritualità, Nicla Merletti ci mostra come la prosa moderna sia sbocciata dal dolore della vita d'oggi.
Scrive Massimo Lucchesi che il romanzo di Nicla Morletti è "un libro attento e discreto nel racconto di una storia piena di affetti, che vuole rispondere anche all'attesa di tutti coloro che soffrono per l'assenza di una pi&ùgrave; consapevole, matura e sapiente vita di amore densa di umanità e di Spirito". Ed infatti Nicla Morletti in queste pagine testimonia di una precisa connotazione sia per la limpidezza della lingua, la precisione semantica, la soave musicalità sia per la densità del percorso spirituale; ed occorre affermare che La città delle rose, nel suo coinvolgimento, è scrittura di ricerca e di approfondimento, ma al tempo stesso anche ricerca della relazione, della significatività del rapporto umano.
Si può dire che questo romanzo di questa fine scrittrice è risolto nel diario io/tu, ma anche io/TU: rapporto orizzontale con la realtà, rapporto verticale con Dio. Si tratta di un Dio a volte sfuggente, altre volte invece comprendente l'intera visione dell'Autrice, quasi in immersione panica con la Divinità.
Poesia-preghiera che mira alla elevazione di sé e del lettore, Poesia-emozione ma anche, al contempo, pagine ragionative: tutto mira al messaggio, all'indicazione di un itinerario o che, per lo meno, addita la propria esperienza di vita come luogo di una riflessione sul mondo. Pagine che, in sostanza, vogliono essere un dono per una umanità che si sperde in vacui materialismi o nello stordimento delle coscienze. Anche in questo nuovo romanzo Nicla Morletti prosegue il suo percorso di una narrativa per così dire spirituale o meglio ancora esistenziale, che si fa carico dei grandi interrogativi umani: Dio, la felicità, il tempo, l'egoismo, il sogno, lo spazio, l'amore, l'unità dell'Essere, secondo una scansione ed una cifra che ravvicinano in un certo modo ai pensieri pascaliani: ed i capitoli trascorrono da un atteggiamento dell'anima ad un altro, dal risveglio al ridestarsi della vita ulteriore ad una visione pi&ùgrave; spirituale dell'esistenza al sentimento dell'attesa.
D'altro canto, il romanzo è anche poesia squisitamente religiosa, cioè vicinanza a Dio, poesia/narrativa che si muta anche in preghiera e in certezza che Dio è per tutti, che lo sguardo di Dio è la salvezza universale.