Attorno alla domanda fondamentale - Che cosa è l'amore? - ruotano gli interrogativi più scottanti per l'uomo d'oggi: è possibile conoscere l'amore? Che senso hanno le nostre parole su di esso? Come coniugare amore, passione e sofferenza? La pagine scritte da Nicla Morletti parlano al cuore e alla mente di ciascuno perché capaci di immettere in un testo di alta riflessione, frutto di passione e di ricerca personale in un dialogo franco e cordiale con il mondo di oggi.
Ragione e spiritualità biblica si uniscono senza confondersi per dare al lettore una parola "forte" in grado di narrare la "debolezza" amorosa e struggente e la "grandezza" altrettanto amorosa che attende l'umanità.
Tutto ciò che non è aperto alla comunione d'amore è qualcosa destinato a perire.
Tutto ciò che è comunione di amore, comunione con ciò che non ha fine, è l'esistenza liberata dal limite della corruzione e della morte. Che altro è allora il desiderio di un "incontro" d'amore se non una vita che realizza, questa relazione di comunione con il mondo e con gli altri, agli antipodi dell'individualismo?
Il richiamo è all'uomo spirituale che è tale però solo in quanto indissociabile dalla vita del suo corpo, dal suo volto, dalle sue sensazioni. Nessun disprezzo allora per una sensualità amorosa profonda e intelligente: semmai la stimolante riscoperta della grande originalità della rivelazione cristiana: il corpo con tutto ciò che lo rende "carnale", ha una dignità e una gloria inaudite, è il "tempio dello Spirito Santo" cui, a chi crede, è promessa la resurrezione.
Appena volgiamo l'attenzione alla affettività, si rimane colpiti dalla sua estensione.
Scrittori, poeti e mistici hanno saputo esprimere poderosi sentimenti di contatto col cosmo e col divino. E le comuni opere letterarie o artistiche occupano l'immenso spazio delle pulsioni e dei conflitti che qualificano la nostra affettività.
Se teniamo presente l'importanza di questo campo affettivo, si ha, però, l'impressione che l'intelletto umano non abbia consacrato molti sforzi a studiarlo. Diverse possono essere le motivazioni.
Prima di tutto e soggettivamente: non è facile che ci si senta pronti ad affrontare l'analisi del mondo instabile e fluido dell'affettività. Abituati a maneggiare concetti e piuttosto inclini a determinare norme di azione, come potremmo attardarci a soppesare le reazioni emotive per valutarne saggiamente il senso spirituale?
Il termine "affettività", nel suo senso più saggio, è inoltre poco definito. Diamogli l'accezione più estesa, intendendo per affettività l'insieme dei movimenti della mente che presentino un momento di passività. A questa istanza affettiva potremmo ricondurre sia le pulsioni studiate dalla psicoanalisi, sia i sentimenti più mistici. Ecco il vasto campo che si presenta al nostro desiderio di saggezza e di cui vogliamo tentare l'esplorazione.
è una esplorazione che si rivela tanto più necessaria quanto più, chi vi si ingegna saggiamente, sceglie come campo del proprio studio l'uomo nella sua relazione a Dio. Non appena infatti la si affronta, la riflessione sull'istanza affettiva diviene inevitabile.
Riassumendo tutta la legge nel doppio comandamento dell'amore di Dio e del prossimo, si è invitati a riflettere sulla natura di tale amore. Esso si identifica puramente e semplicemente con l'obbedienza alla legge riconosciuta dalla ragione, o implica altri fattori che giova ricondurre all'istanza affettiva? D'altronde, come vivere concretamente il precetto "Amerai il Signore Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente" (Dt 6,5; Mt 22,37)? L'integralità di questo amore non implica necessariamente una partecipazione affettiva?
Attraverso il racconto degli interventi di Dio nella storia, sappiamo che tale amore è benevolenza, pietà e misericordia. Se dunque ci atteniamo a questo, dobbiamo applicare a Dio nozioni affettive. Esse sono troppo presenti nei libri della Bibbia, perché una riflessione autenticamente sapiente possa trascurarli.
Porre in Dio operazioni che risalgono alla affettività introduce un dato teologico nuovo: poiché abbiamo qualificato l'affettività come essenzialmente passiva, bisogna domandarsi come e in quale misura un tale dato possa applicarsi a Dio.
Ancora: se da una parte Dio si definisce come amore e misericordia, e se dall'altra parte la legge morale fondamentale si riassume nell'amore, è giusto chiedersi: queste due proposizioni non saranno unite da legami intelligibili profondi? In altri termini bisogna domandarsi se una teologia conseguente non debba includere una riflessione approfondita sul senso e la funzione di una teologia affettiva.
L'interrogativo è tanto più impellente se consideriamo non solo i princìpi della vita ispirata alla ricerca di Dio ma anche il suo sviluppo storico. La partecipazione alla grazia divina, che è il primo effetto dell'amore di Dio in noi, non implica forse una trasformazione della coscienza dovuta all'introduzione di elementi nuovi, appartenenti all'istanza affettiva?
I doni dello Spirito ci arricchiscono di sapienza, di forza, di timore e di pietà e così si inseriscono nella nostra affettività spirituale; similmente l'esperienza delle consolazioni e delle desolazioni spirituali somiglia all'esperienza dei movimenti depressivi o euforici. Osservazioni che ci invitano a porre la dimensione teologica di una affettività spirituale.
Di fatto una riflessione approfondita sull'affettività s'impone, soprattutto nel campo della spiritualità. Che cosa intendiamo per teologia spirituale, se non una riflessione sulla vita dello spirito e dunque, sia pure laicamente, su una certa esperienza di un mondo trascendente? Una simile esperienza, si sviluppa in un clima affettivo: a partire dal cambiamento di se stessi, fino a quella consumazione in cui si gustano i frutti dello Spirito ed è anticipata la beatitudine, si operano trasformazioni profonde che coinvolgono i sentimenti e le disposizioni fondamentali dell'uomo in cerca di Dio.
Non si può, però, considerare una istanza puramente soprannaturale senza tener conto dell'inserimento di tale realtà nella nostra umanità, tanto più se, in questo percorso, una matura sapienza conduce all'unificazione interiore della persona. è dunque compito da sapienti studiare come, nell'unità della coscienza, l'affettività soprannaturale entri in rapporto con la dimensione affettiva naturale in tutta la sua complessità, tanto più che, nel campo affettivo, l'unità della coscienza s'impone con forza.
Per illuminare questa via, il libro "La città delle Rose - Sapienza e amore" richiama l'interiorità e la intelligenza di antichi teologi che hanno cercato di definire il ruolo dell'amore nella vita spirituale. Particolarmente sant'Agostino, ma anche i rappresentanti della teologia monastica che si ispirano a lui.
Disegnare le linee di amore e sapienza, suggerendo al contempo una pedagogia della formazione spirituale che possa integrarla: tale è forse l'umile ma grande intento di questo originale romanzo.
Un libro attento e discreto nel racconto di una storia piena di affetti, che vuole rispondere anche all'attesa di tutti coloro che soffrono per l'assenza di una più consapevole, matura e sapiente vita di amore densa di umanità e di Spirito.
Nei periodi di crisi si confida nei creatori, ovvero in quanti nella complessa esistenza di oggi sappiano offrire una possibilità, uno spiraglio, una prospettiva per vivere meglio.
Parlando di creatori, penso ad una creazione che non sia statica, che non sia data una volta per tutte, realizzata completamente ed in modo definitivo.
Una creazione diversa da questa sarebbe come sminuita, quasi ridotta al nulla.
Se l'uomo fosse stato teologicamente fissato in modo tale da lasciare a ciascuno di noi il solo compito di organizzare la materia e di costruire oggetti, di mettere insieme colori ed armonizzare le parole, se quanto esiste non fosse nulla più che l'effusione di un pensiero o la realizzazione di un piano concepito in precedenza, noi non saremmo allora che degli abili artigiani e non dei creatori.
Se però l'umanità fidandosi di Dio si interroga sul senso della vita, e se Dio stesso dalla umanità attende un dialogo di tal genere o ancora più una partecipazione in un mondo che va completandosi, allora anche un libro, una storia come quella scritta da Nicla Morletti sarà opportuna e potremmo, ultimata la lettura, trovarci proiettati in una riflessione difficilmente eludibile, capendo la paziente passione dell'amore e il suo slancio creatore che ci trasfigurano in una sgargiante intelligenza del dono di sé.