Cantico d'amore
La vita è sogno e Dio è l'artefice dell'incantesimo d'amore. Nella Sacra Bibbia è scritto che se "il letterato loderà il Signore, Egli lo riempirà dello spirito dell'intelligenza e gli farà piovere i detti della sua sapienza". In queste pagine sono racchiusi i misteri dell'amore, che brucia in petto e non rivela mai il suo vero nome e scivola sul mondo come un vento leggero che ha sussurri, suoni, dolci parole. è più carezzevole di un'alba di luce e spezza la voce nel silenzio. Soffice e lieve porta fragranze lontane. Il suo canto impetuoso e tenero, vaga nell'eternità.
Prefazione di Massimo Lucchesi
Attorno alla domanda fondamentale - Che cosa è l'amore? - ruotano gli interrogativi più scottanti per l'uomo d'oggi: è possibile conoscere l'Amore? Che senso hanno le nostre parole su di esso? Come coniugare amore, passione e sofferenza?
Le pagine scritte da Nicla Morletti parlano al cuore e alla mente di ciascuno perché capaci di immettere in un testo di alta riflessione, frutto di passione e di ricerca personale in un dialogo franco e cordiale con il mondo di oggi.
Ragione e spiritualità biblica si uniscono senza confondersi per dare al lettore una parola "forte" in grado di narrare la debolezza amorosa e struggente e la "grandezza" altrettanto amorosa che attende l'umanità.
Nota di Mario Luzi
Cara Nicla,
è invidiabile l'uomo a cui è dedicato questo tuo "Cantico d'amore" parente prossimo del "Cantico dei Cantici" nella passione e nell'esuberanza, ma tutta fiabesca e insieme realisticamente sensuosa e non certo allegorica, sebbene un sottofondo mistico traspiri qua e là.
Dunque fortunato costui perché condivide e anzi moltiplica insieme all'amata quel tripudio amoroso. E la fiamma comune non si spegne neppure alle insinuazioni della malinconia.
Amore immortale. "Amore invincibile in battaglia".
Nota di Giorgio Bàrberi Squarotti
Prezioso e raffinato come reinvenzione di straordinaria attualità del canto antico d'amore e vita. Ella perfettamente congiunge liricità e racconto, felicità e divina malinconia
TOSCANA OGGI del 26 settembre 2004 - Angelo Pellegrini
Cantico d'amore e La città delle rose
Due "quasi romanzi" tra Bibbia e racconto
Non avevo preso troppo sul serio l'impegno di coloro che si occupano di teologia senza essere addetti ai lavori. Ho scoperto invece che dai loro sforzi possono nascere opere molto interessanti, che meritano di essere segnalate. Il teologo non ricerchi in questi contributi la perfezione della definizione, il biblista non sia troppo preso dalla passione filologica, si lascino piuttosto trasportare entrambi dalla musicalità e dalla forza di alcune immagini assai dense. Questo è anche il caso di due "quasi romanzi" della scrittrice e giornalista Nicla Morletti: Cantico d'amore e La città delle rose (editi da Bastogi).
Sullo sfondo di un dialogo fra due innamorati troviamo nel primo testo il sublime Cantico dei Cantici. Apparso con la prefazione preziosa di Massimo Lucchesi, esso ci richiama al tentativo di un nuovo modo, narrativo, di accostarsi alla teologia. La città delle rose è l'ideale continuazione del primo. Evolvendo fra brevi meditazioni, storie ed aforismi, tale opera, oltre ad avere ancora una pregevole prefazione di Lucchesi, si fregia di una nota alquanto poetica di Mario Luzi.
Mi è particolarmente gradito segnalare tali eventi editoriali: ritengo sia importantissimo incoraggiare chi dal proprio ambito approfondisce la fede cristiana e quando la ricerca diventa canto allora possiamo essere veramente lieti. Ritengo che la comunità dei credenti possa approfondire il dato di fede per questa via narrativa, mantenendo alta l'attenzione alle discipline teologiche, le quali mirano anche a limitare il rischio di interpretazioni troppo private del dato biblico o di fede.
Angelo Pellegrini
QUOTIDIANO NAZIONALE del 26 marzo 2004 - Eva Desiderio
Un dolce Cantico d'amore
Ventitrè pensieri d'amore, altrettanti battiti dell'anima. E poi l'abbandono dei sensi ma anche della tenerezza, la dolcezza infinita dei ricordi e 1'ebbrezza dei baci, il palpito delle emozioni e la salita al monte dei sogni. Sempre in due, lui e lei, amato e amata, meglio se uniti nel vincolo del matrimonio perché parte del disegno di Dio. Parlano al cuore, e fanno un gran bene, le pagine del Cantico d'amore di Nicla Morletti (Bastogi Editrice Italiana) che raccontano i misteri fioriti e labili dell'amore, il vento leggero delle parole mute che sottendono ogni incontro e ogni abbraccio. Un inno alla gioia dello stare insieme, dell'essere un tutt'uno nell'intimità, a quell'"amore immortale, amore invincibile in battaglia" che ha colpito anche il poeta Mario Luzi che ha dedicato al volume di Nicla Morletti una nota intensa e commossa. "è invidiabile l'uomo a cui è dedicato questo tuo Cantico d'amore parente prossimo del Cantico dei Cantici nella passione e nell'esuberanza, ma tutta fiabesca e insieme realisticamente sensuosa", scrive Luzi colpito anche dal sottofondo mistico che traspira tra l'uno e l'altro pensiero. In un libro che profuma di vita e di speranza, un canto impetuoso e libero che vince ogni tristezza e ogni corruzione.
ITALIA OGGI del 13 maggio 2003 - Alessandra Ricciardi
Il testo riecheggia, in chiave moderna, il Cantico dei cantici, in un antico dialogo d'amore tra uomo e donna, dove la voce femminile è quella più appassionata, e, come scrive Aldo Onorati, dove è assente la profezia, mentre esplode l'ansia della perdita, la tristezza insita nelle pene d'amore di ogni tempo.
SECOLO D'ITALIA del 21 marzo 2003 - Aldo Onorati
Il "Cantico dei Cantici" riletto in chiave moderna
Nicla Morletti sta dando prove crescenti della sua capacità poetica. Ora è uscito "Cantico d'amore", un'intonazione biblica versata in chiave moderna ove il dialogo lirico, appassionato, fra l'amata e l'amante si snoda su sonorità antiche, ma innestate a una sensibilità contemporanea alla nostra inquietudine di esseri che stanno correndo il rischio di smarrire la cifra dell'amore. Dice bene Massimo Lucchesi nella prefazione: "Tutto ciò che non è aperto alla comunione d'amore è qualcosa destinato a perire...
Ragione e spiritualità biblica si uniscono senza confondersi per dare al lettore una parola forte in grado di narrare la debolezza amorosa e struggente e la grandezza altrettanto amorosa che attende l'umanità".
Se noi scorriamo con opportuna lentezza questo canto, ci accorgiamo che la sua peculiarità la tessitura lieve, sospesa al ricamo fragile della realtà d'amore. Scrive infatti Nicla Morletti: "All'ombra del tempio della mia anima, tra nubi velate di azzurro, ho visto il tuo volto, mio amato. E una voce lontana mi ha detto che il nostro amore è saldo come una roccia e allo stesso tempo fragile come un bambino".
La filosofia sottesa a un ricamo lirico così sottile è la coscienza dell'ineluttabilità dei contrasti, i quali fanno tutt'uno con il nocciolo della questione, e per ciò stesso aprono all'incertezza, cioè a quell'atmosfera tutt'altro che sicura in cui cresce amore (sembra proprio che nei giardini curati e protetti Venere non alimenti la sua pianta, florida invece nei deserti, nelle giungle, nelle tempeste e sul picchi scoscesi dei monti innevati, ovunque regni la precarietà e il dubbio). Sono queste le frasi chiave a cui innestare questo libro fresco e intenso. "Ho capito che gioia e malinconia, felicità e dolore, nascita e morte, come tutti i dualismi della vita sono inscindibili. Come me e te".
A una prima lettura potrebbe sembrare, che la poeticità della natura antropocentrica domini a sovrasti, con le sue splendide descrizioni, il battito drammatico del contesto.
Riprendo anche a caso il libro, ci accorgiamo della passione timorosa che lievita nel tutto. "Le tue labbra, mio amato", scrive Morletti, "sono più carezzevoli di una aurora di luce e la mia voce si spezza nel tuo silenzio. I cuori esistono per donarsi l'uno all'altro tra sospiri e lacrime...". Ecco: il testo biblico, punto di partenza sovrano di tanta poesia amorosa, è gioia di incontro; lo spunto per le atmosfere che la Morletti ha preso, è divenuto velata malinconia, passando attraverso inevitabili capisaldi del sentire umano in questo campo. Virgilio, Petrarca, Tasso, Leopardi, D'Annunzio
L'amore motore dell'universo, si afferma anche qui, in una sorta di panteismo morbido e sensuale: "Ho letto nella luce di quegli occhi la storia della tua e della mia vita, di noi che nell'immensità del creato abbiamo un'unica voce che canta la stessa canzone d'amore".
Il testo si afferma, nella sua economia poetica grazie alla purezza interna del sentire e dell'esprimersi; c'è una sorta di luce diffusa, come un momento magico, in cui stanno in equilibrio tanti elementi. Un sentimento lieve e penetrante invade di gioia interiore l'avventura d'amore, venandola a una umana tristezza del senso della perdita, o meglio, del timore di essa, in un mondo destinato comunque a porgere - e ad ascoltare - per poco l'incanto dell'amore.